Titolo: Cujo
Titolo originale: Cujo
Autore: Stephen King
Pagine: 384
Genere: Horror
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Uscita americana: 1981
Uscita italiana: 1992
Come vi ho già detto non troppo tempo fa, King è uno dei miei autori preferiti. Solitamente lo leggo sempre con un misto di amore e ansia. Mi piace come scrive, mi piace quello che scrive, ma lo conosco e so che i suoi finali sono difficilmente degli happy ending. Se qualcosina potrà andare storto state certi che succederà. Solitamente i suoi libri finiscono sempre in un certo senso bene, ma delle perdite sono praticamente assicurate.
Ora Cujo è uno dei tanti libri suoi che mi mancavano, me l'aveva consigliato un'amica ancora un anno fa e l'ho finalmente letto in realtà per una sfida letteraria, la Lotto Reading Challenge.
Basta ciarlare comunque, diamovi una trama.
Nella tranquillissima cittadina di Castle Rock abita Cujo, un pacifico San Bernardo di cinque anni. Cujo non è tenuto a catena, ed è libero di scorrazzare un po' dove gli pare, in quanto davvero docile e di buon carattere. Purtroppo Cujo, in una delle sue passeggiate, viene infettato da un pipistrello con il morbo della rabbia che lo trasformerà a poco a poco in una belva assassina.
Il pipistrello allungò il collo e morsicò Cuo, aprendo nella pelle sensibile del suo muso una lunga ferita ricurva a forma di un punto di domanda. Un attimo dopo piombava rotolando giù per il pendio di calcare, già agonizzante. Ma il danno era stato fatto. Il morso di un animale affetto da rabbia è una cosa molto seria, specialmente se ricevuto alla testa, perché la rabbia è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale. I cani, che sono più vulnerabili dei loro padroni umani, non possono nemmeno sperare in una protezione assoluta da quel vaccino inattivo che viene somministrato da qualsiasi veterinario e Cujo non aveva mai ricevuto un'iniezione antirabbica.
Una famiglia della zona avrà bisogno di un aiuto meccanico per la loro auto, sarà in quel momento che con l'auto ferma nel giardino di Cujo e nessuno all'orizzonte, inizierà un'avventura claustrofobica ed orribile per una madre ed il suo bambino.
Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Sì, devo dire che la trama letta così fa un po' schifo e non invoglia certo il lettore ad intraprendere la lettura di questo romanzo. Purtroppo devo dire però che la trama è quella e quella soltanto, nel senso che nel libro non accade molto altro. Il romanzo si concentra ovviamente su questo San Bernardo, facendoci anche entrare nei suoi pensieri, facendoci capire che Cujo davvero è un essere docile e adorabile e che soltanto la rabbia lo trasforma in quel bestia infernale. E' davvero triste vedere come il morbo inizi a contaminare il suo cervello e come il cane nonostante tutto cerchi di combatterlo perché non vuole fare del male al suo bambino per esempio.
I cani hanno un'autocoscienza del tutto spropositata a confronto della loro intelligenza e Cujo era disgustato di sé. Non voleva tornare a casa. Se fosse tornato a casa, un membro della sua trinità (L'UOMO, LA DONNA, IL BAMBINO) avrebbe visto subito che si era fatto qualcosa. Era probabile che qualcuno l'avrebbe chiamato CANECATTIVO. Del resto lui stesso in quel preciso istante si sentiva proprio un CANECATTIVO.
A contornare le vicende del cagnone ci sono due famiglie della cittadina, una è quella dei proprietari di Cujo, mentre l'altra è quella dei Trenton. I Trenton sono Vic, Donna e Tad che non stanno passando un momento facilissimo, in quanto Vic ha appena scoperto del tradimento della moglie e sta cercando di capire come affrontare la situazione. Deve andarsene dalla città per lavoro, lasciando moglie e figlio da soli alle prese con un'auto che fa i capricci.
L'avventura di Donna e Tad è davvero agghiacciante e King l'ha resa come sempre con estrema maestria, le parti della madre ed il figlio chiusi in auto trasmettono effettiva claustrofobia e angoscia per la situazione. Penso che anche un infervorato animalista avrebbe voluto vedere quel cane morto, soprattutto perché quella bestia sta soffrendo le pene dell'inferno. Sta male e crede che il male gli sia causato da tutto ciò che vede e sente, se la prende dunque con chiunque gli capiti sotto tiro, uccidendo se possibile.
Dentro la casa il telefono aveva smesso di squillare. Il cane, che si stava preparando a girarsi per un altro attacco, si fermò. Inclinò nuovamente la testa in quell'espressione così curiosa. Donna trattenne il fiato. Il silenzio sembrava enorme. Cujo si sedette, alzò il suo naso orribilmente maciullato verso il cielo e ululò una volta. Fu un suono cupo e traboccante di solitudine, un suono che la fece rabbrividire, non più di caldo, bensì gelido come una cripta. In quel momento seppe, e non lo intuì o lo pensò, ma proprio seppe, che quel cane era qualcosa di più di un cane.
A mio avviso, nonostante la maestria di King, non è uno dei suoi migliori romanzi. La trama è effettivamente scarna e ciò che fa reggere il romanzo sono i momenti di tensione. Tra tanti libri belli che ha scritto, questo sarebbe effettivamente un libro che non consiglierei per forza con entusiasmo.
Come ho detto all'inizio poi King ha una predilezione per i finali un po' di merda, non del tutto, solo un po'. Questo finale non è da meno, me l'aspettavo un po' peggio sinceramente, ma anche la stoccata finale che ha tirato non è stata piacevole. Stranamente non vi dirò nulla, se volete ve lo leggete!
Citazione preferita:
Aveva sospettato qualcosa, sì, ma sospettare non era lo stesso che sapere. Se non altro aveva almeno imparato. Avrebbe potuto scrivere un saggio sulla differenza tra sospetto e conoscenza; ma la crudeltà peggiore veniva dal fatto che aveva davvero cominciato a credere che i suoi sospetti fossero infondati. E anche se così non era, quello che non sai non può farti male, vero? Se un uomo attraversa una stanza buia dove c'è una voragine, se ci passa a pochi millimetri non c'è bisogno che sappia che c'è mancato un pelo a cascarci dentro. Non c'è bisogno d'avere paura. Basta che le luci restino spente.
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