sabato 14 febbraio 2015

Castelli di Rabbia - Alessandro Baricco



Pagine: 222
Casa Editrice: Feltrinelli
Anno di uscita: 1991



Se c’è un autore italiano che mi è piaciuto dal primo libro quello è proprio Alessandro Baricco, dopo aver letto millemiliardi di citazioni tratte dai suoi libri, qualche anno fa mi son decisa a prendere in mano un suo romanzo a caso e me ne sono innamorata perdutamente. Non è un autore che leggo spesso, me lo assaporo pian piano ed era da tanto che aspettavo di assaporare Castelli di Rabbia.

Castelli di Rabbia è il romanzo di esordio di Baricco, uscito nel 1991, proclamato da quel momento in poi uno dei più grandi scrittori italiani per il nuovo modo di scrivere ed il nuovo cambiamento che la sua letteratura avrebbe portato in quella italiana.



Castelli di Rabbia è la storia fantastica di un paesino, Quinnipack, dove vengono presentate diverse vite di diversi personaggi. I protagonisti sono assolutamente Mr. Rail e Mrs. Jun. Mr. Rail è un personaggio dai grandi sogni, lavora nell’ambito del vetro e vuole costruire una ferrovia lunga 200 km. Quando le persone gli chiedono dove arriverà la sua risposta è che non gli interessa, quello che importa è che sia dritta, importa il viaggio non la destinazione.



Come le ho spiegato nella mia lettera sarebbe mio desiderio costruire una ferrovia di duecento chilometri perfettamente diritta, e le ho anche spiegato perché. La traiettoria di un proiettile è rettilinea e il treno è un proiettile sparato nell’aria. Sa, è molto bella l’immagine di un proiettile in corsa:_ è la metafora esatta del destino. Il proiettile corre e non sa se ammazzerà qualcuno o finirà nel nulla, ma intanto corre e nella sua corsa è già scritto se finirà a spappolare il cuore di un uomo o a scheggiare un muro qualunque.



Piccolo appunto, ho letto qualche recensione su questo libro, ma nessuno l'ha sottolineato, troppo scontato notare l’assonanza tra Mr. Rail e Railway (ferrovia in inglese)?

In tutto questo la moglie Jun sta a casa ad aspettarlo nei suoi vari viaggi, nessuno sa che fa e nessuno sa mai quando tornerà, la certezza è che lui tornerà, perché la ama. Jun però non è sempre una donna felice e Baricco ce lo fa capire in diverse occasioni tra cui:



Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri pieni fino all’orlo di tristezza e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.



Tra Jun e Mr. Rail esiste però un accordo: quando Jun deciderà di andarsene lui non la fermerà, in quanto si incontrarono mentre lei era in procinto di imbarcarsi su una nave per consegnare un misterioso libro ad un altrettanto misterioso qualcuno. Il loro patto allora fu che in qualsiasi momento Jun l'avesse voluto, avrebbe potuto andarsene.


Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.

Come dicevo in precedenza era molto che aspettavo di buttarmi a capofitto tra le poche pagine di questo libro e devo dire che mi ha delusa come pochi libri in precedenza. Mi è sempre piaciuto lo stile di Baricco, ma in questo caso non sono stata contenta.

Una storia secondo me legata male, vicende e personaggi ingarbugliati tra loro, in certi punti era difficilissimo riuscire a seguire una trama. Anche il modo di scrivere non mi è piaciuto, c’era una continua ripetizione di frasi e parole che ogni tanto mi chiedevo se il file kindle che stavo leggendo fosse corrotto. Solo quando mancavano 50 pagine ho iniziato a capirci qualcosa, ma non è bastato quello a mio parere per salvare il libro. So di andare controcorrente in quanto questo è un romanzo che è piaciuto molto e se si guardano le votazioni in giro meno di 4 stelle non gli vengono date, fatto sta che non lo consiglierei ad altri, purtroppo a me non è proprio piaciuto. 

Citazione:
  

«No… non credo che dovrei. Davvero.» Ma lo disse con allegria. Bisogna immaginarselo detto con allegria. «No… non credo che dovrei. Davvero.» Così.

Voto: * * gliene dò due solo perché ritengo che certe frasi, tra cui quel paio citate siano pura poesia.

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