lunedì 25 luglio 2016

Intervista a Sara Gavioli

Intervistiamo oggi l'autrice di Un Certo Tipo di Tristezza, ossia Sara Gavioli.
Romanzo che ho apprezzato particolarmente per le tematiche attualissime trattate dalla giovane Sara.
Senza perdere troppo tempo andiamo subito all'intervista.

- Routine: parlaci un po' di te, senza restrizioni. Dicci ciò che desideri, non per forza la solita chi sei cosa fai!

La mia routine, al momento, consiste nel leggere, leggere e ancora leggere. La lettura è sempre stato il mio passatempo preferito, e ora che lavoro come editor freelance è anche la mia attività professionale. Mi sto impegnando molto per entrare nel mondo dell'editoria non solo come autrice, e devo dire che questo percorso mi sta regalando non poche soddisfazioni.

- Un certo tipo di tristezza è un titolo che si addice meravigliosamente al tuo romanzo. Com'è avvenuta la scelta?

All'inizio, il romanzo si chiamava "Neve". I miei beta-reader lo hanno conosciuto così, e lo chiamano ancora così. Era però un titolo un po' troppo banale, quindi ci ho pensato sopra. Sono contenta della scelta finale: credo dica molto sul contenuto. La malinconia di Anna è, in fondo, la protagonista della storia. Tutti prima o poi sentiamo questo tipo di tristezza, al quale non riusciamo a dare un nome preciso. Secondo me, le storie trovano da sole il loro nome. Basta guardarle quando sono complete, e all'improvviso sai come dovranno chiamarsi. 

- E' molto interessante come la protagonista sia un po' una sconfitta dalla vita, non ha voglia di inserirsi nella società che la circonda, non ha voglia di fare tentativi più che altro, lascia che il mondo le scorra intorno. E' anche il tuo modo di vivere la vita o hai creato un personaggio distante da te?

Anna è un'adolescente, nonostante la sua età. Penso che tutti i miei coetanei abbiano vissuto almeno una parte della vita in condizioni simili. Magari subito dopo la conclusione degli studi, quando rimani in un limbo tra lo stato di sicurezza del nido e la necessità di darti da fare. In questo senso sì, anche io ho vissuto così.

- Perché hai voluto scrivere questo romanzo? 

Principalmente, per mettermi alla prova. Arrivare a concludere una storia non è per niente semplice. Prima avevo scritto racconti, poesie, storie brevi, ma non un romanzo completo. Scoprire di poterlo fare è stata una gioia, e da allora non mi sono più fermata. Volevo poi parlare di un tema che mi sta a cuore. In fondo, scriviamo sempre ciò che vorremmo leggere.

- Hai tratto sicuramente ispirazione dalla vita reale e, come ho detto nella recensione, durante l'intero libro non succede molto, sono soprattutto riflessioni di Anna. Da dove nascono queste riflessioni?

Nascono dalla voglia di entrare nella testa di una ragazza come tante. Il senso di insoddisfazione di Anna, se ci pensi, non ha un motivo oggettivo: lei è in gamba, viene lodata per le sue capacità, ma non approfondisce mai nulla. Ho parlato delle difficoltà che un giovane incontra oggi, nel suo percorso di crescita, e che sono più o meno uguali per tutti. L'ho fatto però calandomi nel punto di vista di una persona che, di fronte a queste difficoltà, ha scelto di arrendersi. Era necessario che il lettore potesse spiarle in mente, per capirla. Vista dall'esterno, Anna è solo una ragazza taciturna.

- Cambiando argomento invece, che farai ora? Progetti presenti, futuri? 

Troppi. Come dicevo, ho iniziato a lavorare come editor freelance e al momento aiuto altri autori a tirar fuori il meglio dai loro manoscritti. Nel frattempo continuo a scrivere: ho in cantiere parecchi progetti. 

- Darai ad Anna un'altra possibilità di farsi vedere dai lettori o la sua storia è finita?

Non penso che "Un certo tipo di tristezza" avrà un seguito. Sarebbe interessante, ma la storia di Anna finisce lì. Spero invece di creare altre storie, che pur con altri personaggi possano parlare ancora di malinconia. Magari saranno altri tipi di tristezza.

- Fatti una domanda e datti una risposta!

Mi chiederei: sei soddisfatta del tuo romanzo? Penso sia la questione principale. Certo, c'è sempre spazio per migliorare e crescere, specialmente nel campo della creatività, ma un autore dovrebbe sempre porsi questa domanda. E ti dirò: lo sono.

Se l'autrice vi è piaciuta trovate l'anteprima del romanzo qui e la recensione qui.

Potete trovare il libro a questi link.

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Info in più sulla casa editrice? Eccole qui!

Ringrazio Sara Gavioli per la disponibilità e per l'ottima intervista. Ringrazio inoltre come sempre Luigi di Mieri per la sua pazienza nei miei tempi lunghi e per tutto il materiale offerto.



1 commento :

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