Pagine: 457
Casa Editrice: Mondadori
Anno uscita americana: 2000
Anno uscita italiana: 2004
E dopo due giorni passati solamente a leggere eccomi qui con il settimo capitolo de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il capitolo italiano conclusivo del terzo libro scritto da George Martin, per noi invece il settimo, grazie Mondadori.
In questo libro sono due i luoghi preponderanti: Approdo del Re e la Barriera, la maggior parte della trama si sviluppa infatti in questi due posti, l'uno quasi all'estremo dell'altro.
Ad Approdo del Re assistiamo all'acclamatissimo matrimonio di Re Joffrey con la dolce Margaery Tyrell, è tutto pronto, i preparativi sono stati fatti e gli anelli comprati. Non manca proprio nulla, ed infatti il matrimonio viene finalmente celebrato.
Nel frattempo Sansa e Tyrion non sono per niente la coppia più felice che la storia abbia visto, Sansa sogna la fuga e grazie al prode ser Dontos riuscirà a fuggire dalla tana dei leoni, mentre Tyrion verrà accusato di un crimine gravissimo e quindi la sua vita sarà messa a processo.
Questo non è ovviamente tutto per Approdo del Re, assisterete a molti colpi di scena, che non sarò certo io a svelarvi però.
Sulla Barriera invece, dopo la prima piccola battaglia coi bruti, bisogna prepararsi alla seconda che vede l'intero esercito di Mance Rider, il Re oltre Barriera, schierato al di là della grande porta. La battaglia ha inizio ed è grazie a Jon Snow che la Barriera resiste, non basta però per scagionarlo dall'accusa di tradimento che gli lanciano alcuni Guardiani della Notte appena tornati alla Barriera, tra questi c'è ser Allister, che aveva già in passato preso di mira il giovane.
«E allora, maestro, dai tu l'ordine» replicò Jon. «Tu hai passato tutta la vita sulla Barriera, gli uomini ti seguiranno. Dobbiamo chiudere questa porta.» «Io sono un maestro della Cittadella. Il mio ordine serve, Jon. Noi diamo consigli, non impartiamo comandi.» «Qualcuno deve...» «Tu. Sei tu che devi comandare.» «No.» «Sì invece. Non sarà per molto tempo. Solo fino a quando la guarnigione non avrà fatto ritorno. Donal Noye ti ha scelto e, prima di lui, ti aveva scelto Qhorin il Monco. Il lord comandante Mormont ti aveva nominato suo attendente. Tu sei un figlio di Grande Inverno, un nipote di Benjen Stark. Spetta a te e a nessun altro. A te la Barriera, Jon Snow.»
Alla Barriera, qualche castello più in là troviamo anche Bran con il solito gruppetto, sono finalmente riusciti ad arrivare all'immenso blocco, ora devono capire come superarlo. In questo li aiuterà Samwell, ricomparso magicamente con Gilly e il figlio.
Arya nel frattempo rimane in compagnia del Mastino che indeciso su dove andare, dopo le Nozze Rosse, decide di portare la ragazzina verso Nido dell'Aquila dalla zia Lysa Arryn.
Infine passiamo a Daenerys che arrivata a Meereen e riesce a conquistarla grazie ad un astuto piano. Nel frattempo scopre che due persone a lei molto vicine non sono chi si sono dichiarate di essere.
Lei era Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta, la Non-bruciata, khaleesi e regina, Madre dei draghi, sterminatrice di stregoni, distruttrice di catene. Ma, a dispetto di tutto questo, non esisteva nessuno al mondo di cui lei potesse fidarsi.
Per la prima volta sono riuscita a fare una trama piccola, se questa si può considerare tale. Ho lasciato fuori alcune, cose lo so, ma non potevo fare altrimenti senza dare spoiler a chi il libro non l'ha ancora letto.
Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Vi avviso come sempre che da qui in poi l'articolo contiene spoiler. Bene... Da dove iniziare?
Lunga vita al re dicevano, no? E invece... A quanto pare i re cadono come funghi nei regni di Westeros, Martin si diverte un mondo ad ammazzarne uno dietro l'altro secondo me. In questo libro la malasorte è capitata a Re Joffrey, e diciamocelo: se l'è meritato, accidenti! Quel piccolo bastardo non aveva fatto altro che rompere le palle per sette libri, facendo il principino viziato e psicopatico.
Alla sua morte però, non so voi, ma io mi sono sentita per un attimo un po' una brutta persona. Perché certo, è morto un ragazzino orribile, che come re avrebbe fatto davvero schifo, ma ehi... Era un ragazzino. E Martin questo lo sottolinea in un pensiero di Tyrion, tutti stanno esultando per la morte di un bambino alla fine.
Triste come cosa.
"Ha gli stessi occhi di Jaime." Solo che Tyrion non aveva mai visto lo Sterminatore di re così spaventato. "Questo ragazzo ha solo tredici anni." Joffrey stava emettendo suoni secchi, rantolava, cercando di parlare. Gli occhi, due sfere rese bianche dal terrore, parevano sul punto di schizzare fuori dalle orbite. Sollevò una mano... tentando forse di afferrare lo zio o forse di indicare... "Sta implorando il mio perdono, o pensa invece che io possa salvarlo?"
Ancora più triste però è quello che accade subito dopo, sei contento perché il bastardello è morto ed ecco che quella puttanona (si può dire?) di sua madre urla che è stato il Folletto. Quindi ci giochiamo Tyrion così, senza poter replicare e senza potersi difendere viene immediatamente incarcerato e messo sotto processo. Un processo che per di più è una farsa. Ma Tyrion è astuto e quindi chiede il processo per singolar tenzone.
«Colpevole» dichiarò. «Oh come sono colpevole. Non è questo che volevate sentire?» Lord Tywin non rispose. Mace Tyrell annuì. Il principe Oberyn parve vagamente deluso. «Quindi ammetti di avere avvelenato il re?» «Non ammetto niente del genere» ribatté Tyrion. «Per la morte di Joffrey sono innocente. Sono colpevole di un crimine ben peggiore.» Fece un passo verso suo padre. «Sono nato. Sono vissuto. Sono colpevole di essere un nano lo confesso. E non ha avuto alcuna importanza quante volte il mio buon padre mi abbia perdonato: io ho perseverato nella mia infamia di esistere.» «Questa è pura follia, Tyrion» dichiarò lord Tywin. «Parla dell'argomento in questione. Tu non sei sotto processo per il fatto di essere un nano.» «E' proprio qui il tuo errore, mio signore. E' tutta la vita che sono sotto processo per il fatto di essere un nano.» «Non hai nient'altro da dire in tua difesa?» «Nient'altro che questo: non sono stato io a uccidere Joffrey. Adesso però vorrei averlo fatto davvero. Anzi...» Tyrion si voltò verso la sala, quel mare di facce pallide «... vorrei avere abbastanza veleno per annientarvi tutti! Mi avete fatto dispiacere per non essere il mostro omicida che vorreste che fossi, eppure così stanno le cose. Sono innocente, ma non troverò nessuna giustizia qui dentro. Quindi non mi lasciate altra scelta se non appellarmi agli dei. Io chiedo un verdetto per singolar tenzone.»
Il suo campione è niente meno che il principe di Dorne Oberyn Martell che vuole vendetta per sua sorella, uccisa dalla Montagna. E qui Martin doveva metterci quel suo tocco simpatico, perché un bel personaggio come Tyrion non può avere una vita facile, no? Quindi uccidiamo il suo campione e vediamo come si comporta il Folletto.
Un grande godimento nella morte di Tywin a quel punto, almeno Martin per una volta l'ha scritta giusta e ha fatto in modo che un grande pezzo di merda uscisse di scena, sarebbe però stata più una soddisfazione se fosse stata Cersei, non credete?
A mio avviso quasi inutile la parte di Daenerys, accidenti Martin falle fare qualcosa! Unica parte degna di nota è quella dove Barbabianca si scopre essere ser Barristan, (banana!) e vengono fuori i precedenti intrighi di Jorah Mormont.
Sempre bella la parte della Barriera, odio atroce per Thorne e Janos che vogliono la morte di Jon Snow così a caso, ma contenta di vedere che anche qui Martin ha dato un contentino ai suoi fan facendo diventare l'abile bastardo di Grande Inverno il Lord Comandante della Barriera.
«Noi?» disse Pyp. «Noi dei guitti? Nessuno di noi è appena stato scelto quale novecentonovantottesimo lord comandante dei Guardiani della notte. Tieni, lord Jon, è meglio che ti fai un goccio di vino. Mi sa che avrai bisogno di molto vino.» Così Jon Snow prese l'otre che Pyp gli offriva e bevve un sorso. Un sorso soltanto. La Barriera era sua, la notte era piena di tenebre. E lui aveva un re da affrontare.
Interessante anche tutti i ragionamenti di Jon a proposito di diventare il Lord di Grande Inverno, proposta arrivatagli da Stannis Baratheon.
Ed a proposito di Stannis, ci fidiamo di lui?
Nel senso, sì, ok... E' l'unico che si è preso la briga di andare al nord a dare una mano a quei poveracci dei Guardiani della Notte, ma quanto li vuole aiutare realmente? A me sembra che tutto ciò che vuole siano le terre ed i possedimenti della Barriera, in quanto a breve sarà privo di castello. Sicuro sarà un grande aiuto per i guardiani averlo attorno, ma forse anche un freno.
Ho come l'impressione che alla fine di tutto sarà proprio Stannis a sedere sul Trono di Spade, non so quanto questo mi farà piacere però. Speriamo di no!
Arya nel frattempo cresce, cresce sempre di più. La ragazzina solare e dispettosa di Grande Inverno è scomparsa, per far spazio ad una piccola guerriera dal cuore di ghiaccio, le interessa poco di quelli che le stanno attorno, anche perché ormai non ha più nulla a cui tenere. Raggelante il momento in cui il Mastino la implora di ucciderlo e lei se ne va, lasciandolo a morire in modo atroce senza dargli la grazia.
Ditocorto è un altro personaggio che lascia senza fiato, anche se un po' te lo aspetti. Salva Sansa, non per buon cuore però, quello che ci fa intendere Martin è che il viscido Petyr sia molto attratto dalla ragazza e l'ingenua Sansa continua a non capirlo. E' in questo libro che si scopre che tutto ciò che è successo è stato messo in moto da Ditocorto e da Lysa Arryn. Lysa Arryn? Ma come?
Quella povera demente si era messa in testa che il Lord delle Dita potesse amarla, dunque ha ucciso suo marito Jon Arryn ed ha spedito una lettera a Catelyn dicendole che erano stati i Lannister. Tutto per soddisfare Ditocorto che, da qui si capisce, è uno stratega geniale! Avrebbe la stoffa per arrivare al Trono anch'egli, ma che gli dei ce ne scampino!
Ed ultima cosa che ho da dire è buuuuuum per il colpo di scena finale, chi se l'aspettava una versione più brutta di Catelyn Stark ancora viva? Sono curiosa di vedere che ruolo avrà tutto questo nel gioco del trono.
Citazione preferita:
«Spettro?» la forma bianca emerse dalle tenebre verdi. Il respiro che gli usciva dalle fauci si condensava nell'aria gelida in ritmici fiotti lividi. «SPETTRO!» Il meta-lupo scattò di corsa verso di lui. Era più magro di come Jon se lo ricordava, ma anche più grosso, l'unico suono ad accompagnare la sua avanzata fu il debole scricchiolio delle foglie morte sotto le sue zampe. Quando raggiunse on, gli saltò addosso. Si rotolarono nell'erba scusa, l'uomo in nero e la belva albina, tra le lunghe ombre, mentre le stelle cominciavano a brillare sopra di loro.
Voto: ««««
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