giovedì 11 giugno 2015

Blood Noir - Laurell K. Hamilton

Titolo originale: Blood Noir
Pagine: 405
Casa Editrice: Nord 
Uscita americana: 2008
Uscita italiana: 2013

Ed eccoci tornati con il sedicesimo libro della sterminatrice di vampiri più temuta in America: Anita Blake, che di vampiri ultimamente ne stermina ben pochi, ma ce ne faremo una ragione. In questo libro si troverà ad affrontare una delle sue più grandi paure in assoluto: un volo aereo.
La nostra Anita, che può essere definita un cuor di leone se trovata davanti alle più assurde, temibili e cattive creature sulla faccia della terra, è infatti terrorizzata dal viaggiare in aereo, una fobia che in molti hanno, ma che lei si trova a dover affrontare nuovamente per venire in aiuto ad uno sei suoi più cari amici pelosi: Jason.
La paura è come un cancro in remissione. Se vi si cede, anche soltanto di un centimetro, ricomincia a diffondersi nell'organismo e finisce per divorarlo vivo.
Continuo a dire che questi libri sono ottimi come letture da spiaggia, scorrevoli, senza troppe pretese, non tengono impegnatissimo il cervello! Se siete come me e sotto il sole avete bisogno di letture leggere Anita è proprio ciò che fa per voi. 
E diamovi una trama allora!
Jason, Pomm de Sang di Jean Claude, lupo del clan dei Thronos Rokke, ma soprattutto amico di Anita, chiede alla ragazza un grande favore: di accompagnarla da suo padre morente. Vuole infatti dimostrargli di essere eterosessuale portando a casa Anita facendo finta che questa sia la sua ragazza.
Fui costretta a sorridergli. Ecco una delle cose più belle di quando stavo con Jason: mi faceva sempre sorridere. Nessun tipo di complicazione, soltanto buoni amici che erano riusciti a diventare amanti e restare amici. Era bello.
La sterminatrice accetta, i due prendono dunque armi e bagagli e si dirigono nel North Carolina. Sfortuna vuole che nello stesso momento si stanno festeggiando ad Ashville, città natale del licantropo, le imminenti nozze di uno dei personaggi di spicco della città, il problema? Keith Summerland è identico a Jason, dunque una serie di equivoci porteranno i due nelle situazioni più inaspettate e (come al solito) pericolose. La differenza è che questa volta saranno da soli, senza poter contare sull'aiuto dell'Ulfric del clan dei Thronos Rokke e senza l'aiuto del master di St. Louis, Jean Claude.

Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Attenti agli spoiler!
Finito lo scorso libro della Hamilton, Harlequin ero talmente contenta di come si fosse "raddrizzata" la trama, tornando a parlare di omicidi e cospirazioni e non solo di sesso che ho deciso di lanciarmi immediatamente in un altro dei romanzi di Anita. Stavo leggendo soddisfatta quando, dopo sole 15 pagine, ho beccato la prima scena di sesso e mi son detta "Eh no eh!". Fortunatamente posso dire che anche questo romanzo ha una trama! C'è del sesso, più che in Harlequin, però non è basato solo su quello a differenza di Death Dance, ecco.
Vorrei sottolineare comunque che la Hamilton ha delle idee traviate su quello che piace agli uomini a letto, nel senso io capisco gemere ogni tanto, ma Anita non fa che parlare di strillare...
L'unica cosa che cambiò fu che mi scopò più forte, conficcandosi dentro di me con una veemenza e una rapidità sempre maggiori, mentre io gridavo e strillavo, aggrappata a lui con le unghie, con le mani e con le braccia, come straziata dal piacere, o come per straziare lui.
E...
I preliminari erano stati perfetti. In pochi minuti gli strillai in bocca il mio orgasmo.
E non è finita...
Senza la sua bocca a soffocarli, i miei strilli furono lunghi e laceri 
Strillare, gridare, e cos'è un horror? Stai facendo all'ammmore ragazza, non ti stanno squartando!


Mi è piaciuta molto l'idea di approfondire meglio il rapporto con Jason, Jason è infatti uno dei personaggi che più adoro. E' spiritoso, è ironico e gli piace flirtare. Inoltre nella mia mente è bello da impazzire, ma tutti gli uomini di Anita a quanto pare sono dei fusti incredibili, quindi la bellezza vuol dire poco.
Come la gente si immagina Jason
E' interessante cambiare ogni tanto e farla uscire dalla città, lontana da tutto e tutti con soltanto un personaggio che conosciamo e vedere come si comporta con questo. 
Ci sono state forse un po' troppe paturnie Anita's style, però si può dire che lo stesso Jason ad un certo punto le ha detto di darci un taglio e di viverla tranquilla. La cosa divertente è che sa essere autoironica quando vuole.
All'improvviso mi venne voglia di rimanere sola. Volevo che si togliessero dai piedi tutti quanti, che se ne andassero tutti quanti a farsi fottere, e non da me.
Ho trovato la trama forse un po' poco originale, l'idea c'era, ma come al solito la Hamilton la sviluppa tutta alla fine, scrivendo un libro basato per tre quarti su aria fritta. Non c'era bisogno, a mio parere, di descrivere tanto tutta la parte dei paparazzi, la parte dell'hotel e la parte dell'addio al nubilato. Probabilmente fosse stato per me il libro avrebbe avuto duecento pagine in meno! 
Molto molto stuzzicante la parte di Richard invece, lasciando perdere il fatto che Richard purtroppo rimane una testa di cazzo fatta e finita (il che è un peccato, era adorabile nei primi libri), è molto promettente ciò che gli succede. Potrebbe portare a dei risvolti interessanti per la trama dei futuri libri. Ora che si è liberato della rabbia di Anita sarà sicuramente un Richard diverso, più simile a quello che poteva stare simpatico all'inizio. Ma soprattutto, vogliamo parlare di un Richard con l'ardeur? Abbiamo già capito che la sua versione non è minimamente simile a quella di Anita, che la fa diventare una ninfomane. L'ardeur di Richard è più simile a ciò che vuole lui. Cosa vuole lui? Cagare il ca... ehm, no. Vuole sposare Anita ed avere la casetta col giardino ed il recinto bianco. Perfetto, l'ardeur fa desiderare ad Anita proprio questo. Non è sesso, è voglia di una vita insieme. In realtà metterebbe tenerezza, se solo il nostro simpatico Ulfric non avesse provato a stuprarla infondendole queste idee in testa. Insomma Richard, get your head out of your ass! E fatti una vita! 
Talvolta non ci s'innamora della luce di una persona, bensì della sua tenebra. A volte non si ha bisogno di un'ottimista, bensì di un altro pessimista, da cui essere affiancati nel cammino, e capace di comprendere nella maniera più assoluta che il rumore nell'oscurità è un mostro, davvero tanto cattivo quanto si crede.
Capito Richard? Sta parlando di Jean-Claude. Fattene.Una.Ragione. 
A proposito del finale devo dire che l'ho trovato un po' fiacchetto, sottotono considerando i soliti finali alla Hamilton. 
Soprattutto, l'ultimo colpo di scena dove Jason si scopre non essere figlio di suo padre... Chiamatissimo! E si capiva anche da una delle prime frasi dette dal "padre" in ospedale:
«Scommetto che lei è sempre stato un bastardo crudele.» Sul viso di Frank comparve un'espressione che non riuscii ad interpretare. «Non sono io, il bastardo.»
Un libro da leggere se vi piace il ciclo di Anita, sappiate però che sicuramente non è uno dei migliori.

Citazione preferita:
Di solito si parla del dolore come di qualcosa di morbido, per analogia con le lacrime, con l'acqua. Invece la vera sofferenza è fuoco e roccia, arde il cuore, schianta l'anima sotto un peso come di montagne, annienta: anche se si continua a respirare e a muoversi, si muore. La persona che si era fino a poco prima muore, in un attimo, nello stridere delle lamiere e nell'impatto tra due automobili, scompare, insieme con tutto ciò che è solido e reale, e non ritorna. Il mondo rimane spaccato in eterno, costringendo a camminare sopra una crosta terrestre attraverso cui si può sempre percepire nel sottosuolo la pressione della lava, il calore che brucia le carini, fonde le ossa, avvelena l'aria. Per sopravvivere s'inghiotte quel calore, per non precipitare e per non morire davvero s'inghiotte tutto l'odio, lo si comprime nelle profondità interiori, nella tomba fresca, la quale è tutto ciò che rimane di ciò che si credeva sarebbe stato il mondo.
Voto:


LIBRO DA MARE

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