giovedì 18 giugno 2015

Arma Infero - Fabio Carta

Titolo: Arma Infero - Il Mastro di Forgia
Autore: Fabio Carta
Pagine: 1032
Formato: E-book
Casa Editrice: Inspired Digital Publishing
Anno uscita: 2015
Prezzo: da 1,99 a 2,48

E dopo tanti giorni di lettura ce l'ho fatta ed ho finito questo immenso primo volume dell'autore emergente Fabio Carta. Carta si è ispirato ad un genere fantasy medievale, scrivendo però un libro ambientato in un futuro lontano millenni dove l'uomo si è trasferito su un altro pianeta, dopo aver finito le risorse esistenti sulla Terra. Un futuro talmente lontano che gli stessi uomini non ricordano più da quanto tempo abitano il pianeta Muareb. Un romanzo distopico che ci racconta un futuro che io personalmente spero non accadrà alla specie umana, sarebbe tragico. 
Entrammo così in guerra come si viene al mondo, involontariamente e inconsapevolmente, urlando.

Ad ogni modo, come al solito diamovi una trama per capire meglio di cosa sto parlando...

Muareb è un pianeta ostile per l'uomo, ma nonostante questo l'intelletto prevale sulle pessime condizioni dell'ambiente che circonda l'essere umano. Gli avi dei protagonisti del romanzo hanno infatti creato delle tecnologie per la sopravvivenza della specie, tecnologie che però si inizia a dimenticare come sono state create. Manca la conoscenza e mancano persone che sappiano utilizzare al meglio queste antiche invenzioni. Quello che ci si para davanti è un mondo andato avanti. Protagonista del libro è Lakon, il martire tiranno. Lakon è un alieno, venuto dalle stelle, un alieno che prima viene preso prigioniero e forzato alla schiavitù per poi essere liberato e lentamente risorgere fino a diventare un leader. La sua storia è però narrata dall'altro protagonista indiscusso: Karan il maniscalco. 
«Sono Karan, già Karasja di Ganesha oasi del Zoshima, rinato figlio dei calanchi, maniscalco della cavalleria coloniale di Dragan, eroe della Cerca del Pagan, ulano volante e maestro di lancia dell'Arconte designato Silen» il vecchio si ferma, godendosi lo stupore degli astanti che non possono capire, come lui, il valore di quelle parole, di quei titoli una volta di così gran valore; e prosegue: «Shaitan dei cavalcadiavoli di Mogheran, paladino del Re della Falange e primo tra i pari del dunbar di Lakon, il Martire Tiranno, io che sono stato il fianco del santo condottiero della grande guerra prima contro Zoshima e poi contro Gordia, per la conquista dello spazio. Suo fidato compagno d'arme, suo consigliere, suo amico.»
Karan è ormai anziano quando narra ciò che successe al pianeta, e come Lakon passò da essere schiavo, a suo amico ed aiutante nelle officine, poi mastro di forgia, fino a diventare cavaliere e poi leader. Il romanzo racconta la prima parte della sua storia, l'inizio della loro epopea e delle loro avventure.
Volevamo portare l'inferno alle porte del nostro nemico, e invece vi ci abbiamo scaraventato tutti quanti, l'intero pianeta...

Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Va detto che Arma Infero non è assolutamente un libro facile. Ha una trama che si sviluppa molto, basti vedere infatti la mole dell'e-book che ci troviamo davanti, (per andare avanti dell'1% ci vogliono più o meno 15 clic). L'autore infatti non ci lascia praticamente mai dei buchi sulla trama, ma cerca di raccontarci tutto ciò che succede passo passo, lasciando ben poco all'immaginazione. Costruisce davanti agli occhi del lettore un mondo gigantesco, ben caratterizzato e quasi tangibile. 
I suoi personaggi sono ben descritti, alcuni di loro meglio di altri. Entriamo infatti a fondo nella psicologia di Karan, conoscendo ogni suo singolo pensiero ed ogni sua singola azione all'interno della storia. Conoscere così a fondo un personaggio è una delle cose che potrebbe piacere di più ad un lettore infatti, chi non vuole sapere cosa pensi esattamente uno dei suoi personaggi preferiti? Mi è piaciuto molto Karan perché è umano. Vuole molto bene a Lakon, ma al tempo stesso è invidioso e geloso di lui. Si vergogna di questi suoi sentimenti, ma non può fare a meno di provarli. E questa è una caratteristica che lo rende quasi reale davanti agli occhi del lettore.
Eccolo dunque il mio rientro trionfale a Dragan, e tutto ciò che Guderian, i boreani, i lancieri traditori e il veleno dell'atomica avevano tentato di sottrarmi mi rientrava ora in tasca con un cospicuo interesse, non trovate? E Karan, da esule straniero, mezzo maniscalco e poi moribondo contaminato era passato infine a cavaliere di Dragan... Cosa importava degli oltraggi e delle ferite al mio vano orgoglio? Ero cavaliere! Cavaliere, lo capite?
Lakon è più un mistero invece, si sanno fatti e pensieri del martire tiranno solo grazie ai resoconti di Karan. Nonostante questo, però, egli stesso non capisce a fondo il suo amico e protetto, dunque rende difficile anche al lettore non ammantarlo di un aura di mistero.
Dicevo prima che è un romanzo non facile da leggere in quanto Carta utilizza un linguaggio particolare, pieno di arcaismi e termini tecnici. 
Non ho apprezzato particolarmente le descrizioni troppo minuziose di determinati oggetti, per esempio degli zodion (veicoli viventi utilizzati nelle colonie). Non perché non fossero descrizioni interessanti, probabilmente un ingegnere ci sarebbe andato a nozze, ma una povera ragazza come me, che non capisce un h di meccanica, era davvero spiazzata dall'abbondanza di dettagli.
... Anche lui, sì anche lui, l'algido Lakon delle stelle, futuro Martire Tiranno dell'umanità, colui che ha poi asservito l'uranica e universale Mente, il padrone della Noosfera galattica, anche lui allora si sentì come me, e come tutti, invincibile in sella al metallo dello zodion, emblema - no, di più! - altare del potere dell'uomo sulla natura, veicolo e scrigno dell'animo indomabile dell'uomo teso all'assoluto e alla trascendenza, che rifiuta di dipendere dalla terra, che ignora il dolore del corpo, che nega la paura della morte. E questo fu per Lakon, e per me, null'altro che un assaggio. Ah, quante ne avremmo viste in sella al fulleren dello zodion. Altro che vertiginose velocità sugli sterrati, ah! Aria, orbita, spazio siderale, persino il non-spazio-tempo della quintessenza: nulla sarebbe stato al di là della nostra portata, nulla c'avrebbe fermato! La libertà da tutto e la contemporanea promessa di ulteriori libertà, in una corsa sfrenata, implacabile, eterna: una corsa cominciata proprio lì, a Trifon. Capite ora, lo capite? Questo era lo zodion, questo il suo grandioso incanto, la sua perfida malia!
Questa citazione non è ovviamente ciò di cui stavo parlando, non è qui descritto tecnicamente lo zodion, l'ho messa perché mi piaceva farvi capire cosa provano i protagonisti cavalcandolo.
Insomma, non facilissimo da comprendere, ci vuole concentrazione e impegno, dal mio punto di vista, ma la trama comunque merita. Ecco, non lo considererei un libro da portare sotto l'ombrellone. 
Dunque, volete una lettura frivola e leggera? Lasciate assolutamente perdere questo romanzo. Non fa per voi.
Vi piacerebbe invece imbarcarvi in un'avventura dalle tinture cavalleresche? Dove l'onore viene prima di tutto? Vi piacciono i romanzi riflessivi che entrano nell'animo del protagonista, mettendovi al corrente di tutto il suo flusso di pensieri? Allora questo romanzo fa assolutamente al caso vostro.

Citazione preferita:
«Esatto Karan, esatto: il Clinamen, lo spirito dell'umanità, che la rende libera di cambiare traiettoria, contro ogni determinismo, contro ogni fato. Semplicemente libera.» «Temo di non capire» notò perplesso Lakon, niente affatto suggestionato dall'abile retorica del conestabile. «E' la scienza, Lakon. Il Clinamen è la scienza, che rende l'uomo libero di soggiogare la natura e di neutralizzarne i pericoli.»

Voto: 


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2 commenti :

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