lunedì 13 aprile 2015

Diario di una... Commessa per Bene #5 Il Capo colpisce ancora

Ed eccomi qui con un'altra emozionantissima puntata del Diario di una Commessa per Bene, o quasi. Scusatemi per la lunga pausa, ma come già detto nelle ultime recensioni scritte: non ce la faccio proprio a starmene a casa con queste belle giornate di sole. Viene proprio la voglia di uscire e farsi una passeggiatina sul lungo mare. E pensare che solo l'anno scorso guardavo queste meravigliose giornate dalla piccola porta dell'ombroso negozio in cui lavoravo. Non ci voglio neanche pensare!

Dunque continuiamo a parlare di quel simpatico essere che era il mio capo. Vi ho già raccontato di come trattasse bene le persone, oggi vi voglio raccontare di un altro episodio in cui non so come mi sono salvata dalle sue urla di ira funesta.

Bene... Il principale negozio vede due persone che ci lavorano dentro, una la mattina ed una il pomeriggio. E' da dire che l'orario mattutino è veramente duro, in quanto la maggior parte dell'incasso avviene fino alle due. Chi lavora la mattina è sottoposta ad una quantità di stress rilevante, e questo lo può confermare la commessa storica che lavora lì dentro, chiamata d'ora in poi kapò. A lei però ci arriveremo col tempo.
Mi trovavo a sostituirla una volta a settimana, in quanto anche questa povera anima aveva diritto ad un giorno di pausa settimanale. 
Sjelko: PAUSA SETTIMANALE? E' PER CHI NON VUOLE LAVORARE, CAAAAZZOOO.

Ad ogni modo, una mattina mi trovavo nella ridente Ba.Va Trade ed ero sommersa di lavoro fino ai capelli, è da dire che io ero una commessa molto veloce. Riuscivo a fare molte cose in tempi record rispetto alle altre, e vorrei sottolineare che questo non vuol dire che le facessi male! E' però da dire che per quanto io potessi essere superwoman non era sempre facile riuscire a ricordarsi di tutto, e fu così che un giovedì mattina misi in forno dei burek (torte salate slovene) e continuai a fare altro nel frattempo.
Per quelli di voi che non lo sapessero, questo
è un burek!
Il forno di quel posto aveva la splendida abitudine di pivettare quando finiva il ciclo di cottura. Diligentemente, e sì, me lo ricordo ancora, avevo impostato il giusto programma e messo tutto in forno. Nel frattempo mi ero messa a fare quello che andava fatto:

  • Preparare krapfen, brioches ecc per il secondo negozio;
  • Posizionare tutto il pane negli appositi scaffali e spostare le ceste del pane sul retro;
  • Riempire le vetrine di brioches, krapfen, ecc;
  • Aprire la porta (con un'ora di anticipo sull'orario di apertura) e spazzare fuori e dentro;
  • Controllare le scadenze di latte e yogurt;
  • Iniziare a cambiare i dolci sulle lame;
  • Iniziare a servire i clienti mattinieri, incuranti dell'orario di apertura;
Non penso che la lista finisca qui, ma io non ricordo effettivamente più tutto quello che facevo e soprattutto a voi non fregheranno tutti i passaggi. Ve ne ho detti alcuni per rendervi conto che non è che stavo lì a grattarmi la fagiana.
Passati poco più di quaranta minuti mi resi effettivamente conto che forse qualcosa non andava, perché il forno non aveva ancora suonato. Ed in quello arrivò lui. In tutta la sua statura e il suo buonumore mattutino.
Aprii il forno mentre mi stava guardando e tirando fuori i burek ci rendemmo conto che sì, erano effettivamente un po' bruciati.
Voi non potete capire come mi sentii, sono una perfezionista e vedere tutta quella bontà non vendibile mi fece troppo girare le scatole. Sapevo che non era tutta colpa mia, ma avrei potuto controllare. Certo è che avevo talmente tanto da fare che non mi erano neanche passati per l'anticamera del cervello i burek.
Sjelko: «Caaaazzoooo! Hai bruciato burek!»
Me medesima: «Ehm sì.»
Sjelko: «Perché non hai impostato programma?» 
Dovete immaginarvelo che urla, sennò non è la stessa cosa.
Mi ricordo che lo guardai sbarrando gli occhi. «L'avevo impostato, non so perché non mi ha avvertito che il tempo era passato.»

«Perché non hai controllato?»
«Avevo altro da fare e poi stavo aspettando che il forno facesse bip-bip!»
Si gonfiò come un palloncino, strabuzzò gli occhi e urlò: «BIP-BIP?»
A me veniva troppo da ridere, voi non ne avete idea. Ero passata dall'essere mortificata e spaventata all'essere divertita dalla scena.
«Sì, di solito fa bip-bip.»
Quelle furono le ultime parole che riuscii a dirgli per le ore successive, si girò e immagino che lo fece per non prendere a pugni me, prese a calci il bidone della spazzatura mandandolo contro il lavandino, rovesciandolo pure, dopodiché si eclissò nel suo ufficio.
Raccolsi il bidone, buttai via i burek, anche se secondo me erano mangiabili e ne feci altri. 

Starete pensando che allora vi ho detto palle le volte precedenti, sul fatto che non mi ha mai urlato addosso. In realtà neanche questa volta è considerabile come un'urlata. Non ho ricevuto insulti e grida davvero incazzate. Probabilmente ha preso a calci il cestino per non prendersela davvero con me. Povero imbecille.

Dato che ci sono e mi sono fatta attendere troppo vi racconterò anche un'altra storia. Avete presente gli episodi di Friends? Non so in italiano, ma il titolo inglese iniziava sempre tipo: the one... Che potrebbe essere tradotto con "la volta che...". Questa la potrei intitolare: La volta che la bilancia ha deciso di farsi i cazzi suoi.
Le bestemmie maggiori venivano effettivamente tirate quando mi trovavo da sola la mattina, in quanto come dicevo prima avevo davvero molto da fare.
A mezzogiorno e mezza arrivava la mia collega del pomeriggio a darmi il cambio. Sfortuna vuole che un giorno la bilancia per pesare il pane decise di finire il rotolo giusto nel momento in cui io me ne stavo andando. Sono un animo buono e gentile (mamma mia), quindi decisi di fermarmi per aiutarla a cambiarlo, dato che la fila di clienti si faceva sempre più lunga.
Provò prima lei a cambiare il rotolo, ma non so come non andò a buon fine. Poi provai io, avevo cambiato il rotolo decine di volte, ma non sapevo che quella bilancia avesse problemi ad accettare i rotoli nuovi, quindi, quando mi diede errore rimasi un attimo di sasso.
Sjelko arriva sempre nei momenti giusti, capitò dunque quando io stavo cercando di capire cosa non andava con la bilancia.
«Cosa succede qui?» urlò, tanto per cambiare.
«Non riesco a cambiare il rotolo, la bilancia fa problemi.» risposi io pacata.
«Caaaaaazzooooo! 6 mesi qui e non sai cambiare rotolo!»
«Io...» non mi permise di finire la frase che se n'era già andato fuori a fumare.
Chiamai la collega kapò e le chiesi cosa dovessi fare. Lei in tutta risposta rise e mi disse che era semplicemente da provarci più volte. Grazie per l'aiuto eh.
Infine riuscii a far ripartire la bilancia, non prima però che Sjelko rientrasse ed urlasse: «Domani mattina voi due qui alle cinque e mezza, sennò licenziate.»
Al sentire quella frase mi prese su il nervoso della vita, uscita da lì avevo il biglietto del treno pronto per tornare a casa qualche giorno. 
Pronta per andarmene mi armai di coraggio e lo affrontai.
«Senta, posso parlarle un attimo?»
«PARLARE NON SERVE, TU NON SAI CAMBIARE ROTOLO.»
«Sì, ma...»
«DOMANI MATTINA QUI ALLE CINQUE E MEZZA, SENNO' LICENZIATE!»
«Ok, ma...»
«NON VOGLIO SENTIRE MA.»
«Ha perfettamente ragione, sono qui da tre mesi e dovrei saperlo fare. Io però sto tornando a casa ok? Vado a trovare qualche giorno i miei. Posso venire lunedì alle cinque e mezza a imparare come si cambia il rotolo?» Glielo dissi con tutta la pacatezza del mondo, avevo capito che mettermi ad urlare con lui non avrebbe avuto alcun senso, inoltre mi hanno insegnato che si dà sempre ragione agli stupidi.
«Va bene.» 

Funzionò e ciò bastò. Non mi interessava fare polemica, volevo ottenere una cosa e dandogli ragione l'avevo ottenuta. Probabilmente alcuni penseranno che io sia stata debole, che avrei dovuto ribattere qualcosa. Io penso semplicemente di essere stata astuta e di aver capito come prenderlo, era quella la cosa importante.

Per oggi basta, la prossima penso sarà la puntata conclusiva sul capo. Dunque "rimanete sintonizzati" fino alla prossima puntata!

Saluti!

4 commenti :

  1. Capo e kapò almeno ti hanno temprato per il futuro.

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    1. Ma sì infatti, tutta esperienza che servirà in un prossimo lavoro sicuramente! :)

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  2. ma quale debolezza.... hai ottenuto ciò che volevi con il minimo "sforzo" e con educazione.... Io la chiamerei "forza" ;)

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    1. Già, alla fine è quello che dico un po' anch'io. ;)

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