Titolo Originale: White Truffles in Winter
Pagine: 337
Casa Editrice: Frassinelli
Data Uscita Americana: 2011
Data Uscita Italiana: 2012
Non si sa molto dell'autrice del libro Nicole M. Kelby, famosa soprattutto per due suoi libri: Il Vestito Rosa e Tartufi Bianchi d'Inverno. Ed è proprio del secondo che andiamo a parlare oggi in questa recensione.
Tartufi Bianchi d'Inverno è la vera storia, ovviamente romanzata, del celebre cuoco francese Auguste Escoffier, che visse a cavallo tra Ottocento e Novecento, reinventando il modo di fare lo chef e la cucina. Entrò nel mondo culinario molto giovane, a 13 anni iniziò a lavorare per suo zio e poi non vi uscì mai più. La cucina fu sempre il suo più grande amore, nonostante le storie amorose che ebbe poi con vere donne.
Tartufi Bianchi in Inverno parla della sua storia iniziandola dal matrimonio con la poetessa Delphine Daffis, vinta ad una partita a poker contro il padre di lei. Il loro matrimonio non inizia con l'amore, ma sicuramente finisce con questo. La storia tra Escoffier e Madame Escoffier è infatti una delle storie più strane mai sentite, i due si sposano, rimangono i primi anni insieme, poi sono costretti a vivere a distanza per trent'anni in quanto Escoffier lavorò in giro per il mondo, senza però essere seguito dalla moglie, tornò da lei vecchio e quasi in rovina. Non si può certo dire che nel mentre tenne le mani nei pantaloni, ebbe tranquillamente le sue amanti, la più famosa fu una delle attrici più amate dell'epoca: Sarah Bernhardt, sua grande amica e amante.
Il romanzo si snoda dunque su quella linea che è la vita del grande cuoco, raccontandola a colpi di flashback e ricette.
Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Leggendo la trama mi ero aspettata tutto un altro tipo di romanzo, dovrebbero imparare a scriverle meglio le trame dei libri, è già il secondo di quest'anno che mi fotte clamorosamente. Devo dire che da sola non ci sarei mai arrivata a questo libro, l'ho infatti letto per la Lotto Reading Challenge sotto la voce "un libro che contenga un alimento nel titolo". Ne avevo trovati di diversi, che poi penso leggerò perché hanno stuzzicato la mia curiosità, una cosa è certa: spero assolutamente che non siano come questo romanzo. Dire che mi ha deluso è dire poco. Ero stata sedotta dal titolo, molto poetico secondo me, dalla copertina e dalla trama. Poco dopo l'inizio della lettura mi sono resa conto che forse non era quello che mi era stato descritto, ma ormai l'avevo iniziato e che potevo fare?
Ad ogni modo, ho trovato la storia troppo ingarbugliata dal continuo uso di flashback che ti portano indietro nel tempo in un quando non bene definito, non rendendo immediatamente chiaro di cosa diavolo sta parlando l'autrice, se è il passato o il presente.
Una narrazione per niente avvincente, piatta, non ti incalza alla lettura, difatti ho fatto molta fatica ad arrivare alla fine e mi ci è voluto davvero uno sforzo sovrumano (che esagerazione).
Ricette di cucina buttate lì totalmente a caso e, dovendo dire la mia, incomprensibili. Io capisco che Escoffier sia stato un cuoco francese, ma la traduzione di alcune parole poteva essere un'idea eh.
Insomma un libro che non consiglierei, avevo grandi aspettative, (non so neanche bene perché dato che non conoscevo né l'autrice né la storia), che sono state miseramente deluse, pazienza.
Citazione:
«Ti amo, Madame Escoffier.» «Ci sono state delle volte in cui l’hai dimenticato.» Non replicò nulla. Era vero e lo sapevano entrambi. «Essere dimenticati è la cosa più triste al mondo», affermò lei.
Voto: «¶, una stellina e mezza, non mi sento di dargli di più.
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